Ogni azienda agricola presenta caratteristiche proprie per gli ordinamenti colturali adottati, per le condizioni pedoclimatiche e per i risultati economici che le scelte aziendali possono produrre. Gli aspetti tecnici ed economici condizionano la gestione aziendale di questa avversità, che deve basarsi quindi su un approccio integrato e tener conto delle caratteristiche delle singole aziende e del territorio nel quale si trovano ad operare.
La conoscenza dei livelli di popolazione, possibile solo attraverso il monitoraggio, la valutazione dell’andamento climatico e delle conseguenze che questo ha sul decorso del ciclo biologico, nonché l’adozione di adeguate scelte agronomiche e di controllo chimico, dovranno quindi essere adottate tenendo conto degli aspetti tecnici, economici e ambientali. L’obiettivo sarà quindi quello di contenere sempre la numerosità delle popolazioni, così da prevenire la comparsa di danni economici o veder comunque compromessa la potenzialità produttiva della coltura. La gestione aziendale deve quindi essere finalizzata a prevenire la crescita numerica delle popolazioni dell’insetto anche in assenza di danni e proprio per prevenirne la comparsa. Questa specie è infatti in grado di causare perdite di resa anche molto consistenti, che sono spesso la conseguenza di una sottovalutazione o mancata gestione e alle quali non è possibile porre rimedio a coltura in campo. Le larve e gli adulti sono quindi i due stadi di sviluppo che devono essere affrontati nei tempi, nei modi e con le finalità proprie ad ottenere il loro contenimento. Tra i metodi occorre quindi distinguere quelli che determinano un controllo della popolazione nel tempo e quelli che hanno validità solo nella protezione della coltura nell’anno in corso, ma non hanno un effetto significativo nel contenere il numero di larve e adulti che si svilupperanno l’anno successivo (Tab. 1).
Tabella 1 – Metodi di controllo ripartiti per obiettivi
AVVICENDAMENTO
Tra i metodi di controllo esistenti quello che presenta la maggiore efficacia in assoluto è l’avvicendamento. La scelta colturale deve privilegiare la redditività della coltura o, per chi produce unità foraggere, il fabbisogno foraggero aziendale. L’azienda cerealicola potrebbe indirizzarsi, nella pianura irrigua, verso la soia o il sorgo da granella, in entrambi i casi però con risultati non sempre corrispondenti alle aspettative. Oppure verso una doppia coltura: cereale vernino (preferibilmente l’orzo anche per la sua precocità di raccolta) seguito dalla soia. Ulteriori alternative potrebbero essere colza, erba medica, o pisello proteico a semina autunnale. L’azienda zootecnica ha nel silomais la principale fonte di unità foraggere e le alternative sono condizionate dalla necessità di compensare questa mancanza. Nelle aziende dove il mais è coltivato insieme a prati stabili in aree non irrigue, l’alternativa è limitata a cereali vernini raccolti a maturazione cerosa, quali frumento e triticale. Nelle aree irrigue di pianura il mais da trinciato può essere sostituito dalla doppia coltura frumento da trinciato seguito dal sorgo da foraggio ad un solo sfalcio da destinare all’insilamento o alla fienagione. Un’ulteriore alternativa potrebbe essere la soia con semina su sodo.
SEMINA RITARDATA
L’effetto positivo dell’avvicendamento è legato al fatto che le larve muoiono di fame nel giro di pochi giorni non trovando di che alimentarsi al momento della loro nascita. Lo stesso risultato può essere ottenuto seminando il mais solo dopo che più del 50% delle uova sono già schiuse. Tale periodo nei nostri ambienti non sempre è compatibile con un’epoca di semina che permetta una produzione di mais soddisfacente. Questa opportunità è però resa possibile dalle doppie colture dove la semina del mais avvenga dopo l’inizio del ciclo di sviluppo delle larve. Nella scelta delle colture il frumento sarebbe comunque da preferirsi alla loiessa perché a raccolta più tardiva, normalmente nell’ultima decade di maggio. Optando per il frumento si ritarderebbe ulteriormente la semina del mais, riducendo così il rischio che possa subire un attacco delle larve di D. v. virgifera. Infatti con l’inizio della schiusa delle uova, in assenza delle radici del mais, la popolazione larvale subirebbe una significativa riduzione.
CURE COLTURALI
L’ottimale sviluppo della coltura è un elemento fondamentale per ottenere buone produzioni e per contrastare l’attacco dell’insetto. Pur non rappresentando delle vere e proprie tecniche di controllo, le cure colturali possono influire in modo significativo sulle rese. Semina tempestiva, concimazione, irrigazione e rincalzatura possono influenzare positivamente lo sviluppo dell’apparato radicale. Maggiore sarà la disponibilità di radici durante l’alimentazione delle larve e maggiore sarà la capacità della pianta di esprimere al massimo le sue potenzialità e risultare tollerante. Il danno causato dalle larve, così come la competizione delle infestanti, la siccità, la deficienza di N ed altri stress che si manifestano durante la fase vegetativa, interferiscono infatti negativamente sul numero di cariossidi prodotte per spiga, compromettendo così la potenzialità produttiva della coltura. Ne consegue la necessità di contrastare il complesso di questi stress per mettere la pianta nelle migliori condizioni colturali così da garantirne un equilibrato sviluppo.
CONCIANTI E GEODISINFESTANTI
Esperienze pluriennali hanno dimostrato la validità di alcuni concianti nel contenere il danno radicale e ridurne l’impatto sulle rese. Analoghe valutazioni possono essere fatte per i geodisinfestanti anche se il loro utilizzo in questi ultimi anni è stato trascurabile.
L’impiego di concianti e geodisinfestanti deve essere comunque attentamente valutato in considerazione dei diversi i fattori che possono influire sulla loro efficacia. Infatti il livello di infestazione, la sostanza attiva utilizzata, la dose e il momento di applicazione, il tipo di terreno, l’epoca di semina e il decorso pluviometrico primaverile sono tra i principali fattori che possono condizionare l’utilità dell’intervento. I geodisinfestanti potranno essere utilizzati con migliori risultati all’approssimarsi della comparsa delle prime larve.
Dalla semina alla raccolta la coltura del mais è soggetta a stress multifattoriali. Come sopra detto vi sono numerosi fattori biotici e abiotici che separatamente, o in associazione tra loro, possono interferire con la normale fisiologia della pianta e determinare un calo di resa rispetto alla produzione potenziale attesa. Tali fattori si manifestano principalmente durante le fase vegetativa e interferiscono negativamente sulla differenziazione della spiga. Il danno radicale è uno di questi. L’efficacia di determinate sostanze attive utilizzate nella protezione della radice si manifesta quindi con un maggior numero di cariossidi prodotte per spiga. Questo è l’effetto che porta ad un aumento delle rese nelle condizioni più favorevoli. In ogni caso è bene ricordare che è sempre la numerosità della popolazione larvale da cui dipende, in ultima analisi, il successo o meno di un metodo di controllo che agisca a protezione della radice.
TRATTAMENTI ADULTICIDI
A) Controllo delle ovideposizioni
Deve essere applicato prima che le femmine abbiano deposto un numero significativo di uova. Il periodo ottimale varia ogni anno e corrisponde alla presenza in campo di circa il 10% di femmine gravide. Trattamenti troppo anticipati o posticipati rispetto a questo momento non permettono un controllo efficace della popolazione. L’applicazione del trattamento deve essere attentamente valutata sulla base del livello di popolazione in campo e solo negli appezzamenti che si prevede di destinare ancora a mais l’anno successivo. Una media inferiore ai 50 adulti per trappola dopo le prime due settimane di monitoraggio non giustifica la necessità di un trattamento (Tab. 2). L’epoca d’intervento può essere collocata indicativamente tra la fine di giugno e la prima metà di luglio.
N.B. I trattamenti in piena fioritura sono vietati e devono sempre essere rispettate le indicazioni che compaiono in etichetta nell’uso dei prodotti fitosanitari autorizzati. I trattamenti larvicidi mirati contro la Piralide, Ostrinia nubilalis Hbn., controllano anche gli adulti di D. v. virgifera qualora coincidano con il periodo ottimale per questa specie.
B) Protezione della fecondazione
In presenza di popolazioni molto numerose l’attività degli adulti sulle sete durante la fioritura può inter- ferire con la fecondazione riducendo il numero di cariossidi attese. Questo danno è generalmente secondario o limitato ad aree limitate degli appezzamenti, ma talvolta può essere significativo. Attraverso un monitoraggio attento degli adulti nelle prime settimane dalla loro comparsa è possibile ottenere informazioni utili sulla necessità d’intervenire. Alcune osservazioni, condotte in ambiente irriguo, escludono la comparsa di danni significativi con catture inferiori a 150 adulti/trappola nella settimana che precede la fioritura (Agosti, comm. pers.). N.B. La presenza di adulti in alimentazione sulla spiga dopo l’allegagione degli stigmi esclude la necessità di un trattamento.
Per stabilire un criterio generale per i trattamenti è opportuno riferirsi alla seguente scala. N.B. I valori numerici si riferiscono alla media di cattura per trappola dopo le prime due settimane di monitoraggio. Solo nel caso del trattamento a protezione della spiga la media è riferita alla settimana che precede la fioritura.
Tabella 2 — Scala per valutare la necessità di un trattamento adulticida
*Il trattamento in prefioritura dovrà essere valutato precocemente durante la I e II settimana. In presenza di catture inferiori a 150 adulti/trappola nella settimana che precede la fioritura NESSUN trattamento è consigliato a protezione della spiga.
Tratto da
http://www.ersaf.lombardia.it/
http://www.regione.veneto.it/