Danni

D. v. virgifera causa danni su mais sia allo stadio di larva sia di adulto. I danni più gravi sono causati dalle larve che si nutrono delle radici, circostanza che può portare a perdite di resa significative.

Alimentazione e danni delle larve
Le larve di D. v. virgifera sono state per lungo tempo considerate in grado di alimentarsi esclusivamente sulle radici del mais. Studi successivi hanno dimostrato che possono completare il loro sviluppo su numerose altre specie coltivate e spontanee della famiglia Poaceae. Recenti studi condotti negli Stati Uniti e in Europa hanno ampliato il numero di piante ospiti, appartenenti tutte a questa famiglia. Tra di esse si possono ricordare alcune infestanti, come Agropyron intermedium (Host) P. Beauv., Digitaria sanguinalis L. Scop. e Setaria glauca (L.) Beauv., o specie coltivate, come Hordeum vulgare L., Oryza sativa L., Secale cereale L. e Triticum aestivum L. Alcune delle specie citate sono state indicate come possibili ospiti delle larve solo sulla base di indagini di laboratorio. Zea mais L. rappresenta comunque l’unica pianta coltivata sulla quale l’attività di alimentazione delle larve può portare a danni economici alla coltura. L’entità del danno dipende dal numero di larve, ma le condizioni ambientali, le pratiche agronomiche, tra cui l‘irrigazione, le qualità dell’ibrido, ecc., possono interferire sulla loro azione, così come gli interventi di controllo. La produzione può non risentirne se la loro presenza è limitata e il sistema radicale è ben sviluppato o si rigenera durante e al termine del periodo di alimentazione. Al contrario, una perdita di resa si può verificare con popolazioni significative o quando la pianta non riesce a reagire in modo efficace a causa di stress diversi, come la siccità, o limiti agronomici e colturali.

Alimentazione e danni degli adulti
Gli adulti sono polifagi e il danno che causano sul mais è d’importanza secondaria rispetto a quello delle larve. In assenza di polline gli adulti si alimentano sulle foglie e all’inizio della fioritura si concentrano sul pennacchio per poi ritrovarsi sugli stigmi alla ricerca del polline. Dopo la fioritura gli adulti si alimentano ancora per qualche tempo sulle spighe rivolgendo la loro attenzione alle cariossidi neoformate.

L’attività degli adulti non influisce in genere in modo significativo sulla produzione di granella. Nonostante durante la fioritura gli stigmi freschi possano essere ripetutamente tranciati ed accorciati e questa circostanza possa interferire con l’allegagione della spiga, nei nostri ambienti questo comportamento raramente assume una significativa rilevanza economica a livello di appezzamento.

Questa specie è dotata di notevoli capacità di spostamento attivo. Gli adulti sono buoni volatori e la loro diffusione è favorita dal vento.

Quando il polline si riduce e gli stigmi imbruniscono, gli adulti possono avere la tendenza a lasciare gli appezzamenti dove sono sfarfallati e dirigersi verso altri campi a mais seminati più tardivamente, e quindi non ancora fioriti, o verso altre piante ospiti. Essi possono infatti alimentarsi del polline e dei tessuti vegetali di numerose altre specie, coltivate e spontanee. Naturalmente questo comportamento, che è posto in essere principalmente dalle femmine, è condizionato anche dalla densità della popolazione di adulti presenti nell’appezzamento di origine, dalle disponibilità alimentari presenti intorno ad esso, dalla topografia della zona, dalla direzione del vento e da molteplici altri fattori che ne possono limitare o accrescerne l’importanza. Sono peraltro proprio questi spostamenti a diffondere la specie a livello territoriale

Monitoraggio aziendale
Il monitoraggio aziendale ha l’obiettivo di stimare il numero di adulti e poter fornire indicazioni sull’opportunità d’intervenire per controllare le ovideposizioni o valutare il rischio di danno per l’anno successivo, qualora si seminasse nuovamente il mais in quel appezzamento. Ai fini pratici si dovrà quindi:

  • monitorare gli appezzamenti più significativi a livello aziendale, ovvero quelli coltivati a mais in mono successione da almeno due anni;
  • valutare il rischio di danno a seminare il mais l’anno successivo;
  • valutare la necessità di un trattamento adulticida per controllare le ovideposizioni.
  • Il monitoraggio viene effettuato con trappole cromotropiche denominate Pherocon® AM. Si tratta di trappole di colore giallo brillante usate negli Stati Uniti, a partire dagli anni ‘70, per il monitoraggio di Rhagoletis pomonella (Walsh) (Diptera Tephritidae), comunemente chiamata “apple maggot” (da qui l’acronimo AM). Tali trappole si sono poi dimostrate efficaci anche per il monitoraggio di D. v. virgifera.
  • La loro tinta non è la più attrattiva per l’insetto, ma è quella che consente di ottenere catture che possano essere correlate con i suoi livelli di popolazione.

MODALITÀ DI MONITORAGGIO
Periodo: 6 settimane (42 giorni) a partire dall’inizio dei voli (in genere dalla seconda decade di giugno).

Numero di trappole: 3 per appezzamento. Le trappole sono posizionate a coppie su un’unica fila e alla distanza di almeno 30m dal bordo e tra loro, mentre la terza trappola sarà isolata ed equidistante dalle altre.

Tipo di trappole: cromotropiche, tipo Pherocon® AM.

Collocazione delle trappole: fissate allo stocco all’altezza della spiga.

Soglie d’intervento: è possibile definire una soglia relativa al “rischio di danno” ed una per il “trattamento adulticida”.

Rischio di danno: 42 adulti/trappola/settimana. Il mancato superamento di questa media, al termine del periodo di monitoraggio, indica la presenza di popolazioni numericamente contenute e tali da rappresentare un basso rischio di danno per l’anno successivo. Viceversa, il superamento di questa soglia deve suggerire il ricorso a interventi per la protezione della radice nella monosuccessione o all’avvicen- damento della coltura.

Trattamento adulticida: 50 adulti/trappola/ prime due settimane di monitoraggio. Nel corso del mo- nitoraggio l’andamento delle catture può suggerire l’opportunità o meno di ricorrere ad un trattamento adulticida. Dopo le prime due settimane di monitoraggio, periodo che si ritiene anticipato per un efficace trattamento, è la valutazione delle catture fino a quel momento ottenute che può dare delle indicazioni sull’effettiva necessità o meno d’intervenire. Medie inferiori a 50 adulti catturati per trappola nelle prime due settimane rappresentano valori tali da escludere un intervento. Valori superiori indicano la presenza di popolazioni per le quali il trattamento può costituire un’opportunità o una necessità che dovrà essere valutata da parte dell’agricoltore.

Nota: ogni 7 giorni le catture devono essere verificate rimuovendo ogni volta gli adulti catturati dopo averli contati e averne annotato il numero. Le trappole andranno sostituite tutte almeno una volta dopo la terza settimana e, in ogni caso, qualora si siano deteriorare o la capacità di cattura si riduca (essiccazione o riduzione della colla, sporco, molti insetti catturati, ecc.).

Commento: la valutazione della consistenza numerica delle popolazioni di adulti è necessaria se si vuole avere la percezione oggettiva del grado d’infestazione e le soglie d’intervento indicano sinteticamente se ci si trovi in presenza di popolazioni significative, a fine campagna, o tali da non richiedere alcun trattamento adulticida, a coltura in campo.

CAMPIONAMENTO DELLE LARVE
Il campionamento delle larve può consentire di constatare l’inizio della schiusa delle uova così da determinare l’eventuale opportunità di un trattamento in post emergenza o valutare l’efficacia di un trattamento fatto alla semina.

Poiché le larve di prima età sono molto piccole e scavano all’interno delle radici più minute, esse sono difficilmente osservabili in campo. Vi è quindi la possibilità di ottenerle con un procedimento di estrazione. Un modo semplice per accertare l’inizio della schiusa delle uova è quindi cavare 10-20 piante allo stadio di 4-5 foglie da differenti zone di un appezzamento e sospendere le sole radici sopra un imbuto appoggiato su un recipiente contenente dell’acqua per almeno 72 ore.

Una rete a maglie sottili viene usata per tenere le radici sospese. Per accelerare il processo di essiccazione della radice sopra di essa potrà essere collocata una fonte di calore. Il conseguente gradiente termico favorirà la fuoriuscita delle larve. Con questo procedimento si osserveranno all’inizio solo larve di larve di I età. Poi seguirà una popolazione mista con presenza anche di larve di II che risulteranno poi prevalenti, fino alla comparsa di quelle di III età. Potranno essere poi osservati tutti e tre gli stadi larvali presenti fino ad una prevalenza di quelle di ultima età (III).

Le larve di II e III età potranno essere osservate e raccolte anche direttamente vagliando ed esaminando il terreno al momento del campionamento. Infatti esse conducono vita libera a ridosso delle radici del mais. Le larve sono più facili da vedere se il terreno viene esaminato sopra un sacco di plastica nero che fornisce un buon contrasto mettendo in evidenza il loro colore biancastro. Un metodo alternativo è quello di lavare il terreno e le radici all’interno di un secchio d’acqua. Le larve galleggeranno in superficie e potranno essere contate. L’aggiunta di sale all’acqua (500gr di cloruro di sodio per 5 litri di acqua) incrementerà la tendenza delle larve a galleggiare in superficie.

Indipendentemente dall’accuratezza prestata nell’applicazione dell’uno o dell’altro metodo, spesso solo una ridotta percentuale di larve presenti può essere trovata, numero tuttavia sufficiente a monitorare la presenza dei diversi stadi di sviluppo.

Tratto da
http://www.ersaf.lombardia.it/
http://www.regione.veneto.it/